Fiaba raccolta a Utsjok
Titolo originale: Der Riese, dessen Leben in einem Hühnerei verborgen war
Traduzione
dal tedesco di Elisa Zanchetta
Una
donna aveva un uomo che da sette anni era in faida con un gigante. Costui
trovava infatti piacere nella donna e voleva uccidere l’uomo per prendersi la
moglie. Dopo sette anni riuscì alla fine a raggiungere il suo scopo; l’ucciso
aveva tuttavia un figlio che, una volta cresciuto, pensò di vendicarsi contro
il gigante che aveva ucciso il padre e aveva preso in moglie la madre. Tuttavia
il giovane uomo non riusciva a ucciderlo né con il ferro, né con il fuoco.
Tutto ciò che faceva o tentava non serviva a nulla: sembrava proprio che nel
gigante non ci fosse vita.
«Cara
mamma,» disse un giorno il figlio alla donna, «non sai per caso dove il gigante
nasconde la propria vita?»
La
madre non lo sapeva, tuttavia promise di chiederlo al gigante e quando costui
un giorno era di buon umore, gli chiese, tra le altre cose, anche dove si
trovava la sua vita.
«Perché
me lo chiedi?», ribatté il gigante.
«Sì,»
disse la donna, «se tu o io un giorno ci trovassimo in una situazione di
necessità oppure di pericolo, è consolante sapere che almeno la tua vita è
riposta al sicuro.»
Il
gigante, che non sospettava alcun inganno, raccontò alla donna dove si trovava
la sua vita e disse:
«Al
largo di un mare infuocato c’è un’isola, sull’isola si trova un barile, nel
barile una pecora, nella pecora una gallina, nella gallina un uovo e nell’uovo
è contenuta la mia vita!».
Il
giorno seguente il figlio si recò nuovamente dalla madre la quale gli disse:
«Allora,
caro figliolo, ho ricevuto informazioni sulla vita del gigante; mi ha
raccontato che non molto distante da qui si trova…», e narrò quanto aveva
appreso dal gigante.
Disse
il figlio:
«Allora
devo procurarmi degli aiutanti per poter attraversare il mare infuocato».
Prese
pertanto con sé un orso, un lupo, un astore e una gavia (colymbus glacialis)
e si mise per via a bordo di un’imbarcazione.
Si
mise a sedere nel centro della barca sotto una kota di ferro, tenendo
presso di sé l’astore e la gavia, in modo che non bruciassero; lasciò invece
che l’orso e il lupo remassero: è per questo motivo che l’orso ha la pelliccia
nero-bruna e il lupo ha macchie nero-brune, perché entrambi portarono a termine
la traversata sul mare infuocato le cui onde si innalzavano come fiamme.
Così
giunsero sull’isola in cui si doveva trovare la vita del gigante. Dopo aver
trovato il barile, l’orso ne colpì il fondo con la zampa, e ne saltò fuori una
pecora, la quale fu acchiappata dal lupo, che la prese per una delle zampe
posteriori e la ridusse in pezzi. Dalla pecora uscì in volo una gallina contro
cui si lanciò l’astore, dilaniandola con i propri artigli. Nella gallina c’era
un uovo che cadde in mare e sprofondò, al ché la gavia uscì in volo e si
immerse per cercare l’uovo. Al primo tentativo rimase via molto tempo; poiché
non riusciva a rimanere sott’acqua a lungo senza respirare, tornò nuovamente in
superficie per prendere aria. Poi si immerse di nuovo, rimanendovi per un tempo
maggiore del primo tentativo, non riuscendo tuttavia a trovare l’uovo. La terza
volta lo trovò sul fondale marino, lo portò in superficie, consegnandolo al
giovane uomo che ne fu molto felice.
Avviò
un grande falò sulla riva e quando il fuoco fu considerevolmente alto, pose
l’uovo in mezzo e remò immediatamente verso la riva opposta. Non appena giunse
sulla terraferma, si affrettò ad andare direttamente alla fattoria del gigante
per vedere se anche quest’ultimo aveva preso fuoco come l’uovo sull’isola.
La
madre non era meno felice del figlio per il fatto che aveva tolto di mezzo
quell’enorme mostro. Tuttavia era rimasta un po’ di vita nel gigante e poiché
vide la gioia della donna, sbottò:
«Oh,
io folle che mi sono lasciato abbindolare e ho svelato la mia vita a questa
vecchiaccia!», e in quell’istante afferrò la canna in ferro con cui era solito
aspirare il sangue dagli umani. La donna aveva tuttavia infilato un’estremità
nelle braci del focolare, così egli ingurgitò tizzoni ardenti, cenere e fuoco,
bruciandosi dentro. Dopodiché il fuoco si spense, e con esso anche la vita del
gigante.
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Riferimenti bibliografici:
J. C. Poestion, Lappländische Märchen, Volkssagen, Räthsel und Sprichwörter. Nach lappländischen, norwegischen und schwedischen Quellen, Druck und Verlag von Carl Berold’s Sohn, Wien 1886.
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