sabato 31 ottobre 2009

A proposito di Samain

Sinceramente non sono molto attratto dalle festività importate, anche se bisogna ammettere che ormai Hallowe'en (ovvero Ognissanti festeggiata all'americana) fa parte delle usanze italiane e con le manifestazioni di massa bisogna sempre fare i conti, con il debito rispetto... ma dietro a tutto questo c'è forse una piccola storie che merita di essere raccontata.


Vi ricordo innanzitutto che in questi giorni dell'anno, tutti i territori di cultura celtica occupati dai Romani celebravano la festa di Pomona, antica dea legata ai raccolti, alla maturazione della frutta e alla salute, in epoca classica relegata a divinità minore e rurale, ma che in tempi molto antichi doveva avere una certa importanza. Il suo nome deriva chiaramente da pomum, «frutto» o anche «mela». Neanche a dirlo, a me ricorda la nordica Iðunn, che portava sempre con sè un cesto di mele, le quali avevano la proprietà di mantenere sempre giovani gli intrepidi Æsir. Non credo proprio sia un caso.


A dire il vero la festa di Pomona si svolgeva originariamente in settembre, grosso modo quando si vendemmiava e quando maturavano le prime mele, poi però dopo la conquista dei territori celtici i Romani la spostarono opportunamente avanti in modo da farla coincidere con Samain, evidentemente per non far sentir troppo i Celti a casa loro.


Quindi è già più di duemila anni che questa festa viene opportunamente o indebitamente presa a prestito e gira per il mondo: i romani l'hanno presa dai dai celti, gli inglesi dai romani, poi sempre gli inglesi l'hanno portata negli Stati Uniti e sono diventati americani e alla fine gli italiani l'hanno ripresa dagli americani. Dopo circa duemila anni dunque la festa originaria è tornata a casa e il cerchio si è paradossalmente chiuso.


In sostanza, stiamo tornando a festeggiare una ricorrenza genuinamente italica, che adesso ha cambiato nome e aspetto, ma solo perché ha viaggiato tanto a lungo.


So che è un delirio, ma sembra funzionare...