martedì 3 agosto 2010

Piccolo excursus miðgarðiano

Con il Miðgarðr, o «recinto mediano», regione cosmica abitata dal genere umano, affondiamo nella comune cosmologia germanica. Il termine mantiene però i suoi addentellati mitologici solo nella letteratura in lingua norrena; nelle fonti cristiane – gotiche, tedesche, sassoni e anglosassoni – è utilizzato semplicemente come sinonimo poetico della terra abitata dagli uomini.


Nella quarta strofa della Völuspá si accenna rapidamente della creazione del Miðgarðr, nel corso dell'imponente opera cosmogonica messa in atto dai tre figli di Borr. Il brano è il seguente:


Áðr Bors synir
bjöðum of ypðu,
þeir es Miðgarð
mæran skópu...


Finché i figli di Borr
 innalzarono le terre,
 loro che Miðgarðr
 vasto fondarono...


Il brano è piuttosto ambiguo ed è difficile dire se anche il Miðgarðr sia da considerare una delle «terre» [bjöðum] innalzate dai figli di Borr.


La parola norrena bjöðr (o bjóðr) significa innanzitutto «tavola, mensa», ma anche, al plurale, «suolo, terraferma, distesa». È una parola abbastanza affine, semanticamente, allo spagnolo mesa o al francese plateau. Marcello Meli (Völuspá, 2008) suggerisce che tali «terre» vennero tratte fuori dalle acque, con possibile riferimento al dettato biblico, dove le acque si ritirano al comando di Dio per lasciar emergere la terraferma. L'interpretazione appare però improbabile, perché il motivo dell'emersione della terra dalle acque sembra estraneo al mondo germanico. La formazione del Miðgarðr sembra avvenire dopo l'emersione delle «terre», quasi una creazione operata separatamente dai figli di Borr.


Ma in che modo si può intendere la creazione del Miðgarðr? Il verbo skapa significa in effetti «plasmare, dare forma», ma anche «assegnare un destino», e ancora, nella forma derivativa skepja, «fissare» (Ulfila rende con il gotico skapjan il greco ktízō «fondare, istituire»). Quest'ultimo significato è piuttosto interessante, e merita di essere esplorato.


I dettagli dell'opera di creazione compiuta dai figli di Borr sono definiti in Grímnismál  [40-41], dove si dice che l'universo viene plasmato a partire dal corpo sacrificato del gigante primordiale Ymir: la terra è tratta dalla sua carne, il mare dal suo sangue, le montagne dalle ossa, gli alberi dai capelli, il cielo dal cranio, e così via. È appunto nel contesto di una tale cruenta opera di creazione, che la natura del Miðgarðr viene definita in senso etimologico e cosmologico insieme:


En ór hans brám
gerðo blið regin
miðgarð manna sonom...


Dalle sue sopracciglia
 fecero gli dèi benedetti
 Miðgarðr per i figli degli uomini...


La spiegazione viene fornita da Snorri: «All'interno [della terra], [i figli di Borr] innalzarono una fortificazione [borg], a causa dell'ostilità dei giganti e, per farla, utilizzarono le sopracciglia del gigante Ymir».


Il Miðgarðr  non viene dunque creato o plasmato, ma semplicemente  disegnato o, se vogliamo, istituito. Il verbo è qui un generico göra/gera, «fare, costruire». D'altronde ben adoperato, visto che i figli di Borr non hanno fatto altro che innalzare fisicamente una recinzione. La «creazione» del Miðgarðr si configura dunque come la delimitazione di uno spazio. È un'opera non di creazione, ma di fondazione.


La parola Miðgarðr, come detto, significa letteralmente «recinto mediano», nel senso di «spazio all'interno di un recinto». Non vi è dunque soltanto una nozione di centralità, ovvia conseguenza dell'esperienza umana che tende a porsi al centro del proprio sistema di coordinate psicologiche, ma anche una nozione di luogo raccolto a difesa. Infatti, mentre quasi tutti i nomi dei nove mondi sono caratterizzati dalla parola -heimr «casa, patria, mondo», Miðgarðr è un composto in -garðr. Questo termine viene tradotto con «recinto» (cfr. tedesco Garten «giardino», inglese yard «cortile» e garden «giardino», danese e svedese gård «cortile, fattoria»), anche se vi è contenuta la connotazione di una fortificazione atta a proteggere un villaggio o un centro urbano, e quindi è altrettanto traducibile con «fortezza» (cfr. paleoslavo gorodŭ «fortezza», da cui russo grad «città» e cèco hrad «castello»; lituano gardas, žardas «recinto, fortificazione»).


La «creazione» del Miðgarðr non lo è quindi in senso cosmogonico, ma più in senso legale o giuridico. Non è diversa dall'operazione di tracciare un solco o un confine, o di erigere una palizzata intorno a una città. I figli di Borr, dunque, non creano il Miðgarðr, ma lo istituiscono. Ciò spiega la nostra proposta di traduzione del verbo skápa inVöluspa [4]:


...loro che Miðgarðr
 vasto fondarono...


Tale helmingr può anche essere letto superando la necessità di tradurre il termine Miðgarðr come nome proprio: «loro che un vasto spazio mediano recintarono».


E non appena l'umanità venne creata, aggiunge Snorri, «le fu data dimora entro il Miðgarðr» [þeim er bygðin var gefin undir Miðgarði]. Il Miðgarðr è lo spazio compreso dentro questo imponente bastione cosmico.  È il nostro mondo.


Schedario: [Miðgarðr]

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