martedì 25 maggio 2010

Giganti costruttori

In Gylfaginning 42, Snorri riferisce un mito sulla costruzione delle mura dell'Ásgarðr. Un gigante si offre di compiere il lavoro in un solo inverno e, se vi riuscirà, avrà il sole e la luna e, in più, la dea Freyja. Ma non appena il gigante è sul punto di completare il lavoro, gli dèi fanno sì - con la complicità di Loki - che il gigante non rispetti la sua parte di contratto, dopodiché lo uccidono.



Il motivo di un gigante o troll al quale viene affidata qualche gigantesca costruzione è ben presente nel folklore scandinavo. Andreas Faye nella sua storica raccolta di leggende norvegesi, Norske folke-sagn (1833), cita una leggenda popolare sulla costruzione della cattedrale di Níðaros (attuale Trondheim). Dopo aver ultimato la costruzione dell'imponente edificio, Sant'Olaf (cioè re Óláfr II Haraldsson, 1015-1028) si accorse che mettervi sopra una guglia andava oltre le sue possibilità e promise il sole a chiunque si fosse assunto l'impegno di completare l'edificio. Un troll che viveva in un dirupo nelle vicinanze della città si presentò allora a Sant'Olaf e gli disse che avrebbe ultimato lui quel lavoro titanico, ricordandogli che si era impegnato a consegnargli il sole. Come ulteriore condizione, impose a Sant'Olaf di non pronunciare il suo nome. Deciso a infrangere lo sconsiderato patto, a mezzanotte Sant'Olaf navigò lungo il fiordo e, giunto nei pressi del dirupo dove abitava il troll, udì il pianto di un bimbo provenire dalla roccia e subito sentì la voce della madre acquietarlo: «Riceverai l'oro del cielo, quando Tvester tornerà a casa». Quando Olaf giunse in città, la guglia già si stagliava alta sopra la cattedrale e il troll stava per fissare l'ultimo pomello d'oro sul segnavento. Allora Sant'Olaf gridò: «Tvester! Hai fissato la banderuola troppo ad occidente!» Nell'istante in cui il troll udì il suo nome, cadde giù morto.


Faye riporta che, secondo un'altra leggenda, narrata da Gerhard Schøning nella sua descrizione della cattedrale, il troll si sarebbe chiamato Skale (cioè Skallete «calvo») e avrebbe richiesto come ricompensa sia il sole che la luna. Secondo un terzo racconto, si chiamava invece Blester («raffica»).


Il motivo di grandi costruzioni erette da giganti, sembra piuttosto diffuso in tutto il mondo germanico. Ne fa testimonianza, proprio al confine tra Italia e Austria, una leggenda proveniente dalla cittadina altoatesina di Innichen (San Candido). La costruzione, in questo caso, è la locale chiesa della Collegiata (XI sec.). Per sostenerne la volta, gli scalpellini di Sexten (Sesto) avevano scolpito otto enormi pilastri, ma questi erano così pesanti che non si sapeva come trasportarli ad Innichen. I frati Benedettini si rivolsero allora al gigante Haunold e lo convinsero a compiere lui l'ingrato lavoro. Il gigante accettò, ma pretese, in pagamento, un pasto al giorno consistente in un vitello arrosto, tre staia di fagioli e una botte di vino. Così venne fatto ma, terminata la costruzione della chiesa, il gigante continuò a pretendere il suo pranzo quotidiano. I paesani decisero allora che bisognava sbarazzarsi di Haunold. Scavarono una fossa e, attirato il gigante con l'inganno, ve lo fecero precipitare, per poi ucciderlo con lance e frecce.



Secondo un'altra versione, Haunold sarebbe precipitato cadendo dal campanile l'ultimo giorno di lavoro, mentre sistemava sulla cima del tetto la grande croce. Per conservare il ricordo del gigante, gli abitanti della città chiamarono Haunold la montagna che domina Innichen (la rocca dei Baranci) e appesero una delle sue enormi costole nel vestibolo della Collegiata, dove la si può ammirare ancora oggi.


Fonte: un intervento di Luca Taglianetti pubblicato in Bifröst.

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